Quando avevo 19 anni avevo un fidanzato noioso che, di sua spontanea volontà, per ragioni di salute aveva deciso di mangiare circa mezza dozzina di spicchi d’aglio al giorno. Una decisione che all’inizio non sembrava niente di che: l’aglio è delizioso; ha proprietà antivirali, antimicotiche e anti-tutto; e l’alito che sa di aglio non mi turba se è emesso da qualcuno che amo. Insomma, sembrava un’ottima aggiunta alla sua dieta a base di spaghetti con salsa piccante e hot dog di tofu. Passata una o due settimane, però, era un uomo diverso. Non solo la sua bocca, ma anche le sue ascelle, i suoi pedi, e il collo e i capelli emanavano un odore tremendo. Ho un preciso ricordo in cui lo bacio sulla guancia e sento lo stesso odore che hanno i cassonetti dell’immondizia in estate a New York. In qualsiasi momento della giornata lui emetteva un pungente odore d’aglio, che si diffondeva da ogni poro (e orifizio) del suo corpo. Insomma, siamo arrivati al punto in cui doveva scegliere tra me e l’aglio.
E così ha fatto, ma il ricordo di quel periodo, insieme ad altre esperienze del genere, mi ha portata a credere che siamo ciò che mangiamo—ovvero, che qualsiasi cosa ci mettiamo in bocca entrerà a far parte di ogni traspirazione, di ogni fluido, di ogni mucosa, di tutto ciò che vive nel nostro corpo o che ne esce. Di solito, le conseguenze di questa cosa non riusciamo nemmeno a immaginarle.
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Se si parla di cibo che fa puzzare, l’aglio è il nemico pubblico numero uno, insieme alla cipolla e al curry, ma ci sono altri cibi più insospettabili che possono farci puzzare, arrampicandosi dall’esofago fino alle ascelle. Uno studio apparso su una rivista di medicina peer-reviews, Medical Hypotheses, sostiene che i pomodori, quegli stupidi cosi che stanno sulle vostre pizze, sulla vostra pasta e nelle vostre insalate, contengono sostanze chimiche chiamate terpeni, che accrescono l’odore pungente delle secrezioni sudoripare della pelle. Ciò può non essere un problema per quelle persone che hanno un odore delizioso, ma potrebbe esserlo per il tizio che vi siede accanto in metropolitana e ha intorno a sé una nuvoletta di sporco e di mosche che gli girano intorno.
Dato che i medici sono più intelligenti del resto della popolazione, ho chiesto a Erica Matluck, membro del personale sanitario di One Medical Group e ND, NP (sigla che, per vostra informazione, sta per dottore naturopata e infermiera professionista) delucidazioni sulla faccenda. Dobbiamo preoccuparci della cosa? È questo il motivo per cui non riuscite a ottenere un secondo appuntamento su Tinder? Erica ha risposto a queste e ad altre mie domande.
“La relazione tra cibo e odori corporei deriva dall’interazione di alcuni fattori in un processo che si articola in varie fasi. Per prima cosa c’è il cibo, che ha la sua composizione chimica e il suo odore. Una volta che viene consumato, il corpo divide il cibo nei suoi componenti elementari. Il processo di digestione richiede la presenza di alcuni enzimi naturali, i cui livelli variano da individuo a individuo, e che in certi individui possono addirittura essere del tutto assenti,” mi ha spiegato. Questo spiega perché alcune persone siano più suscettibili di altre a questo problema.
Ma aspettate, c’è altro! “Dopo che il cibo è stato metabolizzato, il prodotti della digestione escono dal corpo tramite il sudore, e reagiscono con la flora batterica della pelle. Il patrimonio genetico del singolo individuo determina sia l’attività enzimatica—e quindi la capacità di digerire certi alimenti—sia la flora batterica cutanea, per cui la relazione tra cibi specifici e odore corporeo può variare molto. Detto questo, ci sono determinati enzimi che solitamente le persone non hanno, o di cui hanno bassi livelli, il che fa sì che determinate reazioni e odori siano più frequenti di altre.” Chiaro. Ma arriviamo al dunque: quali sono i cibi cattivi? Erica afferma che oltre all’aglio e alle cipolle, “i cibi che più comunemente influenzano gli odori corporei sono le verdure crocifere, come i broccoli, il cavolfiore, il cavolo e la carne rossa.”
Il consiglio di Erica è confermato da un articolo del 2000 apparso su Salon.com, che afferma che l’eliminazione di latticini, vegetali cruciferi, aglio e cipolla migliora gli odori e i sapori più intimi delle donne. Inoltre, i vegetariani sembrano avere una marcia in più in fatto di odori corporei rispetto ai carnivori. Carne, alcolici e sigarette causano asprezza o acidità—ma d’altra parte se li consumate questo lo sapete già e non avete intenzione di smettere solo per questioni di igiene.
La cosa positiva è che ci sono certi cibi che possono farvi avere un odore migliore. Probabilmente gli uomini non lo sanno, ma consultando prodotti letterari della statura di Glamour e Cosmopolitan molte ragazze curiose degli anni Novanta hanno imparato a migliorare il sapore e l’odore dei propri fluidi corporei mangiando ananas. Non è mai stato davvero specificato quanto spesso o in quali quantità vada consumato, né come sia nata questa credenza. Ma il sommenzionato articolo di Salon.com, citando il sessuologo Dr. Robert Morgan Lawrence e altri “esperti”, conferma che la leggenda dell’ananas è più che una voce di corridoio; è un fatto appurato, o quanto più vicino a un fatto ci possa essere riguardo a qualcosa di così soggettivo come il sapore dei fluidi corporei. Anche il prezzemolo, per quanto possa apparire noioso e antiquato, pare che mantenga un buon odore.
In più, nel 2010 The Atlantic ha pubblicato un lungo articolo su come la scrittrice Scarlett Lindeman sia rimasta stupefatta quando, in palestra, ha iniziato a puzzare di qualcosa che ricordava l’odore dei waffles, solo per scoprire più tardi che il colpevole era il fieno greco, una spezia tipica della cucina indiana e usata per imitare il sapore dello sciroppo d’acero. Anche se l’autrice ha trovato l’odore troppo forte e stucchevole, alcuni lettori hanno commentato raccontando di aver ingerito intenzionalmente del fieno greco perché gli piaceva l’idea di puzzare come la cucina di un IHOP. A volte le cose non sono così semplici come quando l’odore ricalca di preciso ciò che c’era nel vostro piatto—quell’impianto chimico che è il nostro apparato digerente continua a funzionare in modi misteriosi.
Quindi è vero: siamo ciò che mangiamo. Ora quelli tra noi che puzzano sanno da cosa guardarsi.
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