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Refugee Hero è l’Airbnb per i profughi

Il tam-tam mediatico si è già, in parte, esaurito, ma sì: l’emergenza profughi c’è ancora, e solo in Siria sta colpendo oltre quattro milioni di persone.

Tra uno Schengen traballante e un bacino profughi in espansione la situazione è ancora parecchio tesa e ben lungi dall’essere risolta. Abbiamo già abbondantemente spiegato il perché la tecnologia sia oggi una risorsa indispensabile per qualunque migrante, ma di fatto si tratta di garantire l’accesso a strumenti già esistenti o ad applicativi progettati per gestire situazioni locali.

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Da qualche giorno, però, è aperto al pubblico Refugee Hero, quello che è in tutto e per tutto un Airbnb per i rifugiati.

Ideato da 3 studenti olandesi, l’obiettivo finale di Refugee Hero non è quello di garantire un tetto sopra la testa dei rifugiati,

“Vogliamo che gli eroi [ovvero i residenti che offrono aiuto, ndr] aiutino i rifugiati ad ambientarsi nel nuovo, strano paese in cui si trovano,” ha detto Ayoub Aouragh. “Ciò significa che Refugee Hero crescerà per diventare una piattaforma che faciliti la risoluzione di tutte quelle problematiche legate alla migrazione. Dall’aiutare i rifugiati a trovare una nuova scuola per i loro bambino fino al sistemare le pratiche per il welfare e la richiesta di un passaporto.”

Refugee Hero ci permette di fare un passo avanti nella gestione dell’emergenza, approfondendo un discorso paradossale agli intenti del progetto: ora che si è capito che quella attuale è un’ondata migratoria inevitabile e necessaria, è giunto il momento di porre un freno alla retorica dell’aiuto, a favore di una maggiore organizzazione?

In tutta Europa si stanno moltiplicando le iniziative votate ad aiutare i migranti in arrivo e ciò ci permette di riflettere su questa improvvisa corsa umanitaria—ovviamente in una situazione del genere non c’è e non ci deve essere un limite al concetto di “aiuto”, ma quando la filantropia si trasforma in retorica fine a se stessa? Ne ho parlato con Ayoub, uno dei tre studenti dietro all’Airbnb dei profughi.

Il primo dubbio che mi è venuto riguarda la gestione pratica di Refugee Hero. Su Airbnb ci sono di mezzo i soldi, quindi oltre che a esserci una forma di controllo da parte della piattaforma sono gli utenti stessi che si adoperano per far sì che ogni soggiorno fili liscio: se Refugee Hero diventasse davvero una piattaforma utilizzata in tutte le zone sensibili all’ondata migratoria sarebbe indubbiamente necessario trovare un modo per evitare abusi da una parte e dall’altra.

“Il controllo qualità c’è già. Telefoniamo, scriviamo e manteniamo i contatti con tutti i padroni di casa per monitorare la situazione. Crediamo che Refugee Hero possa diventare una grande piattaforma, e quando lo sarà saremmo pronti per aiutare milioni di rifugiati,” mi spiega Ayoub.

Siamo poi entrati nel merito della questione retorica; in questo senso un aspetto che mi ha fatto storcere il naso è la definizione utilizzata per definire chi mette a disposizione degli spazi, “Hero”. Perché un gesto guidato da un sentimento umano deve essere trasformato in un atto eroico? L’obiettivo non dovrebbe essere quello di rendere l’aiutare i profughi un atteggiamento comune?

“Io credo che aiutare i bisognosi sia un gesto che richiede un certo riconoscimento, un titolo di cui si possa andare fieri. Ovviamente dovrebbe trattarsi della normalità, ma vogliamo fare in modo che chiunque aderisca sappia di essere un eroe. È necessario incoraggiare questo tipo di comportamento, certo, ma la situazione non è la stessa in tutta Europa. Molti semplicemente non vogliono farlo o addirittura non hanno idea che questi profughi abbiano bisogno di aiuto. Vogliamo ridare umanità alle persone,” conclude lo studente.

Abbiamo poi fatto un paio di chiacchiere sull’emergenza profughi in generale, “È terribile vedere questi bambini, donne e uomini fuggire dalle loro case. Prova a immaginare te stesso in una situazione simile: scappare e abbandonare ogni cosa, la tua famiglia, i tuoi amici, la tua casa, tutto ciò che possiedi. Devo dire che l’Olanda si sta comportando bene in questo senso, si sta assicurando che i rifugiati abbiano un posto in cui stare. Le università, le chiese, le moschee e chiunque abbia un letto in più; tutti stanno offrendo il loro aiuto ai profughi. Anche i media si stanno comportando piuttosto bene qui; non giriamoci attorno: siamo tutti esseri umani, qualunque sia la nostra provenienza. E l’unica cosa che ci accomuna davvero è la nostra umanità.”

Un convoglio di migranti in marcia a Budapest. via VICE News

Infine siamo tornati a parlare della piattaforma e dei prossimi sviluppi, “Questi giorni sono frenetici. Riusciamo a dormire solo qualche ora per notte. Stiamo ricevendo una valanga di email e di candidature, ed è bellissimo sapere che questa idea stia venendo apprezzata in tutto il mondo. Il prossimo passo fondamentale è assicurarsi che la qualità delle sistemazioni non venga inficiata dal gran numero di ospitanti che stanno facendo richiesta. Stiamo anche cercando un modo per lavorare in stretto contatto con le municipalità, le città e le persone che possono offrire un posto letto. Vogliamo diventare una risorsa chiave per ogni migrante,” mi spiega.

Resta da chiedersi cosa possiamo fare per aiutare Ayoub e Refugee Hero, “La cosa più importante è far girare la voce ovunque, in particolare dove la crisi si sta facendo più sentire; e l’Italia è uno di questi luoghi. Dobbiamo farci conoscere grazie ai media, ma dobbiamo anche riuscire a lavorare con le città e i loro abitanti,” conclude.

Refugee Hero in questi giorni sta facendo il giro dei giornali di mezzo mondo e la voce sta venendo indubbiamente sparsa—l’idea di una piattaforma centrale per l’aiuto dei migranti è brillante, specie se paragonata alle iniziative frammentate (ma assolutamente necessarie) che sono apparse in questi mesi.

Se ti avanza un letto, manda una mail ad Ayoub—ma prima, verifica se il tuo comune o la tua città hanno già iniziative e progetti in corso; per quanto lodevole, infatti, il Viminale ha sconsigliato di ospitare profughi autonomamente, e mentre aspettiamo una normativa ufficiale a riguardo la cosa migliore da fare è verificare la burocrazia locale.